Viadotto Himera: una storia lunga 5 anni

Era il 10 Aprile del 2015 quando uno smottamento della collina travolgeva l’importante viadotto Himera sulla A19 Palermo-Catania.

I piloni, investiti dalla forza della natura, si adagiavano sul cavalcavia della carreggiata opposta, offrendo ai siciliani una triste immagine che li avrebbe accompagnati per i successivi cinque anni. Fortunatamente non vi furono feriti o danni a veicoli. 

L’interruzione ha obbligato i viaggiatori  a lunghe deviazioni su strade impervie di montagna, allungando enormemente i tempi di transito. Un ulteriore disagio che questo popolo è stato costretto ad affrontare, mitigato poi dalla mitica regia trazzera, elevata a dignità statale tra i Borbone ed i Savoia, finanziata con poco più di 300mila euro donati da 14 deputati regionali del Movimento 5 Stelle. 

A coronare la triste vicenda, un imbarazzante gioco di rimpallo di responsabilità. Il Governatore della Sicilia, Musumeci, ha persino diffidato Anas che, a suo dire, avrebbe impiegato 1938 giorni per alzare un pilone, sottostimando però le gravi responsabilità della Regione, assente negli interventi di messa in sicurezza della zona franata. 

Il vice ministro Giancarlo Cancelleri, diventato protagonista della gestione del problema, ha messo il turbo agli interventi infrastrutturali siciliani, annunciando la fine dei lavori e l’inaugurazione del nuovo viadotto per il 31 Luglio. Promessa mantenuta, affidabilità dimostrata nei fatti. Oggi, alla presenza del ministro De Micheli e del vice Cancelleri, dopo intense settimane di lavoro, di rumorose e delicate operazioni di saldatura, di controlli non distruttivi, è stato inaugurato il nuovo viadotto, lungo 170 metri e composto da sette conci di acciaio Cor-Ten.

La triste vicenda siciliana si chiude però con una chiosa imprevista e politicamente scorretta: l’assenza del governo regionale alla cerimonia. Una prova di immaturità politica e di evidente disinteresse per il “bene comune”. L’incapacità, infatti, del Governo regionale di gestire in modo costruttivo e senza polemiche la vicenda diventa l’unica protagonista di un capriccioso gioco delle parti che dà la misura della inadeguatezza del modello gestionale dell’isola. L’assessore ai Trasporti, Falcone, che aveva annunciato le proprie dimissioni , ovviamente respinte, dovrebbe porsi qualche domanda circa la sua funzione pubblica e la sua capacità di interloquire con le parti coinvolte per risolvere i problemi della Sicilia.

Ancora una pagina buia del governo Musumeci con una luce in fondo: la presenza della politica sana, vera, operativa che si mette in gioco per tutelare gli interessi della nostra terra e rispondere ai bisogni reali della gente.

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