Libano, prima gli esseri umani

L’inferno di Beirut, le terribili immagini della capitale libanese devastata la sera del 4 Agosto da una doppia esplosione (secondo quanto confermato fino ad ora) nella zona del porto aggravano il già precario bilancio di un Paese in recessione con un numero in crescita di casi di coronavirus, gestiti da strutture ospedaliere allo stremo. Una velenosa ciliegina sulla torta che obbliga tutti ad una seria riflessione sulla precarietà della condizione umana, sull’imprevedibilità degli eventi, sul fallimento dell’idea del controllo assoluto e, soprattutto, sulla necessità di ripensarsi come figli della stessa Terra.
L’Italia ha risposto immediatamente inviando squadre dei Vigili del Fuoco e della difesa specializzate in ambienti NBCR (Nucleare, Biologico, Chimico, Radiologico), esperti nella valutazione del danno agli edifici ed otto tonnellate di materiale sanitario. E’ la risposta di un Paese che interpreta correttamente l’idea di Nazione, cioè dell’identità storico culturale di un popolo e di un territorio che si riconosce nell’esercizio di principi di solidarietà ed empatia contro derive populiste che riportano ai soli “ bisogni della pancia e della terra”, facendo leva sulla dimensione più bassa ed istintuale dell’essere umano.
E’ quello che la Lega propone da anni, con il mantra “prima gli italiani”, cui fa eco un assai più nobile e maturo “prima gli esseri umani”. La grandezza di un Paese si misura nel superamento della “neutralità”, della chiusura culturale e territoriale, nella capacità di disporre delle proprie ricchezze materiali e non per sostenere chi ha bisogno.
Questa disponibilità ad “esserci” non esprime un umanesimo che si autocompiace, ma una reale visione della realtà che la politica interpreta e promuove. “Prima gli italiani” è l’ennesimo slogan di una visione limitata e primitiva che, strumentalizzando i bisogni della gente, trasforma la solidarietà e l’empatia nella sottrazione di risorse ai “titolari” del Paese Italia.
La vaghezza semantica dei populisti, la retorica con cui si promuove un’idea malata di nazione ( “siamo un grande popolo”, “ siamo primi al mondo”, “ nessuno tocchi gli italiani”, etc…) rappresentano esercizi di autoritarismo e derive nazionaliste.
Noi siamo orgogliosi di non rappresentare queste istanze, di esprimere la grandezza del nostro Paese nei principi di solidarietà ed empatia, di arricchirne la Storia con azioni concrete e decise, di lottare contro le fobie dell’apertura al mondo. Prima gli uomini e poi tutto il resto!

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